Campionato italiano 2014


Gennaio per un ciclocrossista è il mese più particolare ed importante, è il mese della "verità", è il mese dove non vorresti mai sbagliare una competizione, dove non vorresti avere malanni o infortuni, dove vorresti che tutto filasse liscio come l'olio. E' il mese nel quale raccoglierai i frutti di una stagione fatta di allenamenti e sacrifici, di gioie ed amarezze, insomma è il mese dove tiri la riga e fai i conti. Il "mio" gennaio era partito alla grande, con la vittoria a Bogogno, con le gambe che come si dice in gergo, "non sentivano la catena". E' proseguito nel migliore dei modi, con una maglia regionale e da pochi giorni, con una maglia tricolore che porterò addosso per tutta una stagione.
Avevo cominciato a fine agosto ad allenarmi come si doveva, perchè prima, chi mi conosce sa che non avevo fatto molto, qualche competizione in mtb, giusto per non perdere del tutto il ritmo.

Poi ad inizio settembre un tracollo emotivo non indifferente, un cambiamento improvviso non voluto, che ha messo in secondo piano la bicicletta, che poi con il passare dei giorni e con l'aiuto di alcune persone, si è trasformato in un cambiamento positivo dove "la Cri" (come mi chiamano tanti amici crossisti) è tornata ad essere quella di sempre: sorriso stampato sul volto, voglia di pedalare e di fare ciclocross come si deve! A volte non ci si rende conto di quanto ci si adatti a delle situazioni che non condividi, di quanto ti infili in una vita che ti va un po' stretta o un po' larga, di quanto il corpo ti dice "c'è qualcosa che non va"... ma fino a quando ci sei dentro in pieno non vedi bene, è come guidare nella nebbia. Per fortuna ci sono gli "angeli" e persone che ti vogliono bene, che ti fanno vedere le cose da un altro punto di vista e allora da quel momento, è come se vedessi un film e voi sapete bene che alla fine del film, ci sono le critiche. Così esci dalla nebbia, trovi la luce e finalmente sai dove e come devi proseguire il tuo cammino. Ritorni in sella e piano piano, scarichi sui pedali tutto quello che hai dentro; che fuori ci sia il sole o la pioggia non fa differenza, prendi la bicicletta e vai. Giorno dopo giorno ti riprendi, pedali sempre più forte e più forte pedali, più hai voglia di fare.
Da metà settembre in poi ho ricominciato ad allenarmi seriamente, a modo mio, senza tabelle, senza cardio, in perfetta solitudine, secondo le mie sensazioni e tenendo conto di ciò che ho imparato quando correvo "sul serio". Mano a mano che passavano le domeniche, le gambe si facevano sempre più forti, la testa pensava positivo e le posizioni in classifica diventavano sempre più importanti.
Ad una settimana dall'italiano, ma anche prima, cominciavo a sentire la tensione, mi domandavo se "le venete" andassero forte, ma non avendole mai incontrate, non potevo sapere il loro reale ritmo. Mi dicevano che l'unica cosa che conta è "testa bassa e menare!". Il venerdì sono andata a provare il percorso, che con tutta la pioggia caduta si stava trasformando in uno di quelli che mi si addice, fangoso! Una volta esaminato e provato il tracciato, dentro di me si faceva sempre più forte la sensazione che avrei potuto dire la mia.
Il sabato insieme all'amica Sabrina Bellatti e famiglia, siamo partiti in camper per Belgioioso, così da non dover fare tutto di fretta il giorno della competizione. Se non ci fossero loro ai cross, sarebbe tutto un bel po' più freddo, invece così è tutta un'altra divertente avventura. Ho nuovamente provato il percorso e dal giorno precedente, la situazione terreno era peggiorata. Più pioveva e più ero felice, mentre altri si lamentavano del fatto che ci sarebbe stato parecchio da fare a piedi. Ma una stagione di ciclocross si sa, si prepara oltre che pedalando, anche correndo a piedi...ed io ovviamente, non ho fatto nemmeno cinque minuti di corsa! Il resto del sabato lo abbiamo trascorso cercando di far passare il tempo, inutile dire che la cosa che ci riusciva meglio era ridere, così da non pensare alla gara. Finalmente giungeva l'ora di cena, poi tutti a dormire; incredibilmente ho "tirato" tutta notte come un ghiro! Alle 6.30 suonava la sveglia, alle 7 ci trovavamo davanti ad un piatto di pasta, stomaco chiuso, l'ho buttata giù a forza, la tensione si appropriava di me.
Ci siamo quasi, l'ora X stava per arrivare. 
Ci prepariamo per fare la verifica delle tessere, i giudici di gara li conosciamo, quattro chiacchiere ed il clima si stempera. Torniamo alla base ed andiamo a fare l'ultimo giro di prova. Il percorso è ancora peggio o meglio, dipende dai punti di vista; i tratti a piedi sono aumentati, sarà una gara difficile, la battezzeranno una gara epocale, d'altri tempi. Chi ci assiste ci prepara i rulli, noi intanto ci mettiamo crema ed olio riscaldanti, poi subito in sella; bisogna rompere il fiato prima di partire, le gambe devono essere calde. L'ultima controllata alla pressione dei tubolari, le ultime battute...
Sono le 10 è ora di portarsi alla partenza. Mancano parecchie donne, forse il tempo ha avuto la meglio sulla loro decisione, ma non importa perchè chi è assente ha sempre torto e le più forti sono tutte presenti.
Le "woman 1" (nuovo nome per la mia categoria), sono appena dietro ai debuttanti, preceduti dai superA e superB, dietro woman 2 e woman 3.
Siamo tutte sulla stessa riga. "Via!", sentire questa parola per me è come liberarsi. Sabrina Masin, tricolore nel 2012 e 2013, parte a cannone, è lei la donna da temere. Entra nel primo tratto di prato infangato e scivoloso con determinazione, con una velocità fuori dalle solite partenze. Io sento urlare il mio nome, sono gli "ultras" del negozio, giunti apposta per sostenermi. Sono a ruota di Sabrina, ma le gambe mi dicono che stanno andando a tutta, la testa pensa che colei che ho davanti sarà la vincitrice. Vi giuro, in quel momento tutto mi sembrava difficile perchè il ritmo non accennava un minimo di calo. Questione di secondi , di curve impostate bene, di pedalate infangate, di gente che urla il tuo nome e tutto sparisce. Non penso più a niente, sono al massimo della concentrazione, sento le voci ma non vedo chi siete, so però che siete in tanti, alcuni li riconosco altri no. L'entrata nel fossato è forse il punto più "pericoloso", ma con una certa dose di calma e sicurezza lo sia affronta in bici. Sabrina è ancora lì davanti, io a ruota. So bene che anche per lei, il fango le dà voglia di pedalare e non sarà facile vederla calare. Affrontiamo la prima serie di ostacoli, si risale in sella e ci avviciniamo ai secondi. Qui in sella non si risale più, meglio proseguire a piedi; la affianco e mi porto al comando, cerco di correre ma senza esagerare perchè è un'attimo pagare gli sforzi. Ai piedi della scalinata metto la bici in spalla e risalgo nella parte alta del tracciato, c'è parecchia gente in quel punto, tifosi miei e suoi. Sento che mi dicono "via adesso, si è staccata", non so quanto ha preso, non voglio saperlo, non mi giro, salto in sella al volo e spingo sui pedali. Nessun timore di partire troppo presto, perchè in questa stagione tutte le volte che sono partita in solitaria, sono arrivata al traguardo a braccia alzate. Mentre pedalo c'è mio fratello che mi segue e si assicura che la bici sia a posto, lo è. Entro nella parte "posteriore", ancora una volta affrontati gli ostacoli si va a piedi, una persona a me cara mi dice "guarda che la gara è lunga"; penso solo di dover dosare le energie. Di nuovo in sella, riaffronto la parte iniziale, qui un po' di persone vedendomi da sola, mi incitano a gran voce, ci sono tutti quelli che incontro ogni domenica, i Clamas, gli Albertoni, i Garbo, il Branca, i Tosi, gli Uslenghi, i Pagani, i Comazzesi, i Raglia, inconfondibili gli ultras con le loro voci possenti che urlano "vai bionda!", insomma ce ne erano di tutti i timbri... ragazzi che sensazione, fantastici tutti quanti! Passo sotto al traguardo da sola e lo speaker Gianluca, annuncia il mio nome... quasi da non crederci, la strada è ancora lunga. Scendo per la seconda volta nel fossato, affronto gli ostacoli e il tratto a piedi questa volta tutto con la bici in spalla, ecco lo sapevo... Non aver corso a piedi tutta la stagione non è stata una buona idea, era questo ciò che mi frullava in testa in quel momento e volete sapere perchè? Semplice, principio di crampi alla gamba destra! Mi stava assalendo il terrore di cominciare ad averli sul serio e lì credetemi, sarebbe finita presto. Ho sempre sofferto di crampi, soprattutto di notte mentre dormo. Il solo pensiero di buttar via la corsa più importante, mi faceva incavolare. Per fortuna però, ogni volta che risalivo in sella e cominciavo a pedalare, la sensazione svaniva. Cambio bici, prendo la gemella, le uniche cose che cambiano sono le ruote e ahimè la pressione dei tubolari! La posteriore la sento sul cerchio, il timore è quello di bucare sui listelli dell'ingresso al fossato e dentro al fossato, dove c'erano alcune mattonelle; mentre quella anteriore era troppo gonfia, infatti ho fatto un paio di curve dove stavo perdendo aderenza in uscita. Nulla di grave, avviso mio fratello che mi seguiva a bordo percorso e dopo tre volte che gli ripeto cosa doveva fare, capisce! Ora che ci penso mi viene da ridere, ma effettivamente le parole sgonfiare e gonfiare sono facilmente confondibili, specialmente in un contesto dove c'è gente che urla. Prima di prendere il largo, dietro di me la Masin ha avuto un momento nel quale si era rifatta sotto mica da ridere, ma forse la corsa, nonostante la mia non preparazione, mi ha dato modo di riprendere il largo. Alcune persone mi davano i secondi di distacco, ma erano tutti differenti, a chi affidarsi? Come per magia mi compare davanti il noto ex (o non ex) speaker Priori che mi dice "hai un minuto, controlla"; ora sono tranquilla, lui con i secondi è sempre stato super affidabile! La corsa mi sembra diventare in discesa, ma si sa che fino a quando non tagli la linea del traguardo devi stare in campana, non puoi permetterti di non rimanere concentrata, gli agguati sono dietro l'angolo. Ed ecco che all'ennesimo ingresso alla rampa del fossato, un caro debuttante che avevo appena ripreso e sorpassato, si infila sulla rampetta per poi fermarsi e scendere a piedi. Per chi mi conosce sa che soprattutto ad un italiano, avrei lanciato lingue di fuoco, ma chissà come ho solo avuto la prontezza di aggrapparmi, fermarmi e con tutta la calma del mondo, fiondarmi giù di corsa. Lo riprendo e mentre lo supero la mia mente si collega alla lingua e dico "non ti dico niente, ma non fare un'altra volta una cosa del genere" e proseguo, lasciandolo alle spalle. Arrivo alla scalinata e mi sento letteralmente ruzzare da dietro con la ruota della bici, è un gentleman, "dev'essere un fanatico della disciplina" penso, lo lascio passare e proseguo con il mio passo, fino al suono della campanella, dove la speranza di fare una buona gara si concretizza, fino all'arrivo dove finalmente dopo due anni di dominio Masin, posso alzare le braccia al cielo!

Ringrazio tutti, senza fare nomi perchè rischierei di dimenticarmi qualcuno. Chi ha organizzato ed allestito questo campionato, i fotografi, i giornalisti, i cameraman che ci rendono visibili sul web, sui giornali e in tv; i tifosi che mi danno grinta ed energia e per ultimi ma non ultimi per importanza, tutti quelli che in questi tre giorni mi hanno assistito nella preparazione e in gara, mi hanno lavato e sistemato le bici... siete stati grandi!
A TUTTI VOI dedico parte di questa vittoria, perchè come me, avete creduto fino all'ultimo che potevo farcela! Grazie popolo del ciclocross!




Classifica
1^ Cortinovis Cristina
2^ Masin Sabrina
3^ Profumo Samantha
4^ Ottria Michela
5^ Rossi Lucia


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